A cosa servono le competenze


Leggendo il libro di Sergio Rizzo La memoria del criceto mi sono imbattuto in un passaggio interessante. L’autore, parlando di fake news e di propaganda via social, fa riferimento a “un manuale degli anni trenta. Un manuale in undici punti che porta la firma del ministro della Propaganda del Terzo Reich, Joseph Goebbels”. Ecco il brano che Rizzo cita dal suddetto manuale:

1. Principio della semplificazione e del nemico unico
È necessario adottare una sola idea, un unico simbolo. E, soprattutto, identificare l’avversario in un nemico, nell’unico responsabile di tutti i mali.

2. Principio del metodo del contagio
Riunire diversi avversari in una sola categoria o in un solo individuo. 

3. Principio della trasposizione 
Caricare sull’avversario i propri errori e difetti, rispondendo all’attacco con l’attacco. Se non puoi negare le cattive notizie, inventane di nuove per distrarre. 

4. Principio dell’esagerazione e del travisamento 
Trasformare qualunque aneddoto, per piccolo che sia, in minaccia grave. 

5. Principio della volgarizzazione 
Tutta la propaganda deve essere popolare, adattando il suo livello al meno intelligente degli individui ai quali va diretta. Quanto più è grande la massa da convincere, più piccolo deve essere lo sforzo mentale da realizzare. La capacità ricettiva delle masse è limitata e la loro comprensione media scarsa, così come la loro memoria. 

6. Principio di orchestrazione 
La propaganda deve limitarsi a un piccolo numero di idee e ripeterle instancabilmente, presentarle sempre sotto diverse prospettive, ma convergendo sempre sullo stesso concetto. Senza dubbi o incertezze. Da qui proviene anche la frase: “Una menzogna ripetuta all’infinito diventa la verità”. 

7. Principio del continuo rinnovamento 
Occorre emettere costantemente informazioni e argomenti nuovi (anche non strettamente pertinenti) a un tale ritmo che, quando l’avversario risponda, il pubblico sia già interessato ad altre cose. Le risposte dell’avversario non devono mai avere la possibilità di fermare il livello crescente delle accuse. 

8. Principio della verosimiglianza 
Costruire argomenti fittizi a partire da fonti diverse, attraverso i cosiddetti palloni sonda, o attraverso informazioni frammentarie. 

9. Principio del silenziamento 
Passare sotto silenzio le domande sulle quali non ci sono argomenti e dissimulare le notizie che favoriscono l’avversario. 

10. Principio della trasfusione 
Come regola generale, la propaganda opera sempre a partire da un substrato precedente, si tratti di una mitologia nazionale o un complesso di odi e pregiudizi tradizionali. Si tratta di diffondere argomenti che possano mettere le radici in atteggiamenti primitivi. 

11. Principio dell’unanimità 
Portare la gente a credere che le opinioni espresse siano condivise da tutti, creando una falsa impressione di unanimità.

Sergio Rizzo, La memoria del criceto. Viaggio nelle amnesie italiane, Feltrinelli p. 177

La prima riflessione che mi veniva, appena letto questo elenco sul libro, era dedicata alla questione delle competenze comunicative: quanto è importante oggi non solo saper leggere e capire un testo (in molti casi, purtroppo, è già un gran risultato) ma saper essere “critici”, tenersi in “allerta” e non fermarsi al testo letto col rischio di finire vittima di bufale e cattiva propaganda.

Di questo volevo scrivere. Poi, però, mi è venuto uno scrupolo. Nel libro non c’è nessun riferimento al testo da cui è stato preso l’elenco degli undici punti.

Immagino si possa risolvere con una veloce ricerca su Google. Provo con “goebbels necessario adottare una sola idea” (il presunto autore e le prime parole del primo punto). Nessun risultato interessante (e già non è un buon segno) ma tra i suggerimenti di ricerca (frutto delle esplorazioni di altri utenti) il motore di ricerca mi suggerisce di provare con “11 punti sulla propaganda goebbels”. E, a questo punto la questione invece di semplificarsi si complica un po’. Ma due link attirano la mia attenzione: il post sul sito BUTAC (Bufale Un Tanto Al Chilo) dal titolo “Le citazioni di Goebbels e la post-verità” e un post dal titolo “Diceva Goebbels… già, cosa diceva Goebbels, esattamente?“. Per svelare la questione vi invito a leggerli entrambi.

Rileggendo la questione in termini scolastici ci accorgiamo di come oggi se ci limitiamo ad accumulare conoscenze non possiamo andare lontano. Sono le competenze che fanno la differenza (e che permettono di gestire le conoscenze acquisite). E di quali competenze stiamo parlando? Per prima cosa essere in grado di:

utilizzare testi funzionali di vario tipo per affrontare situazioni della vita quotidiana

Ricavare informazioni esplicite e implicite da testi espositivi, per documentare su un argomento specifico o per realizzare scopi pratici

Indicazioni nazionali – Obiettivi di apprendimento italiano per la classe terza della secondaria di primo grado

Questo si intreccia con le competenze disciplinari di storia (capacità di lavorare sulle fonti):

L’alunno si informa in modo autonomo su fatti e problemi storici anche mediante l’uso di risorse digitali

Indicazioni nazionali – Traguardi disciplinari storia per la classe terza della secondaria di primo grado

E infine con la competenza digitale che viene definita così dalla Commissione Europea:

La competenza digitale consiste nel saper utilizzare con dimestichezza e spirito critico le tecnologie della società dell’informazione (TSI) per il lavoro, il tempo libero e la comunicazione. Essa è supportata da abilità di base nelle TIC: l’uso del computer per reperire, valutare, conservare, produrre, presentare e scambiare informazioni nonché per comunicare e partecipare a reti collaborative tramite Internet.

Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006 relativa a competenze chiave per l’apprendimento permanente

In fondo è esattamente quello che è servito per scrivere questo post: di fronte a un testo, accorgersi di un problema (capire se il documento citato è vero) e trovare il modo di risolverlo autonomamente senza dover ogni volta ricorrere ad una “autorità” (il libro di testo, la maestra, il telegiornale…) che mi dica cosa è vero (e quindi cosa devo pensare).