Forse avrete sentito dai giornali delle vicissitudini della nuova materia “educazione civica”.
Per chi non è del mestiere facciamo un po’ di ordine.
Molti , come il sottoscritto, ricorderanno di aver avuto almeno alcune ore di “educazione civica” durante il loro percorso scolastico. Servivano sostanzialmente a farci imparare a memoria alcune informazioni su come funziona la vita civile nel nostro paese. Interessanti ma vi prego, siate onesti: quanti di voi si ricordano quello che hanno studiato? Chi si ricorda tutti i meccanismi e le regole legate allo svolgimento della vita politica nel nostro paese? Si impara di più ascoltando le Maratone Mentana.
Poi, dal 2008, la materia è stata sostituita dall’insegnamento di cittadinanza e costituzione. Da sottolineare che la differenza tra “materia” e “insegnamento” non è (o almeno non dovrebbe essere) solo una questione di forma. L’insegnamento di cittadinanza e costituzione non prevede delle ore specifiche ma richiede che gli insegnanti che ne hanno occasione sottolineino nelle loro attività disciplinari le attenzioni, le conoscenze e le competenze di questo insegnamento. Provo a fare un esempio banale. Stiamo decidendo come organizzare una attività di gruppo nelle ore di geografia e decidiamo di procedere con delle votazioni. A questo punto ci mettiamo a ragionare coi ragazzi se farle a scrutinio segreto (ognuno scrive su un foglietto anonimo) o palese (per esempio per alzata di mano). Ecco che stiamo facendo attività legate all’insegnamento di cittadinanza e costituzione. Certo sarà più facile che succeda nelle ore di italiano e storia ma non è necessariamente così.
Appare evidente che un insegnamento di questo tipo è decisamente coerente con la didattica per competenze (sperimento la cittadinanza attiva prima di studiare come funziona lo Stato). E già qualche dubbio sul senso di tornare a una materia specifica potrebbe venire.
Fermiamoci un momento a rileggere le Indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia e del primo ciclo a proposito della divisione per materie
Le discipline, così come noi le conosciamo, sono state storicamente separate l’una dall’altra
Indicazioni nazionali p. 17
da confini convenzionali che non hanno alcun riscontro con l’unitarietà tipica dei processi
di apprendimento. Ogni persona, a scuola come nella vita, impara infatti attingendo liberamente dalla sua esperienza, dalle conoscenze o dalle discipline, elaborandole con un’attività
continua e autonoma
I dubbi aumentano. Invece di diminuire le materie favorendo i punti di contatto, torniamo indietro a separare le attività di educazione civica dal resto della vita scolastica?
In ogni caso in questo anno scolastico (2019/20) resta tutti invariato. La legge non è stata pubblicata in tempo (doveva uscire sulla Gazzetta Ufficiale entro il 16 agosto), il ministro (ormai ex) Bussetti ha tentato di forzare la mano con una bozza di decreto per avviare d’urgenza una «sperimentazione nazionale». Ma, visto che il Consiglio superiore della Pubblica istruzione ha dato parere negativo il neo ministro Fioramonti ha bloccato tutto. Almeno questa volta possiamo evitare alla scuola di dover scombinare le carte a giochi avviati.
Per approfondire:
- Si diventa cittadini a scuola: così l’educazione civica torna obbligatoria. Articolo di Francesca Martelli su open.online del 3 marzo 2019
- Torna l’educazione civica, via le note sul registro: le novità della legge approvata alla Camera.
Articolo di Felice Florio su open.online del 2 maggio 2019 - L’educazione civica può aspettare, sfuma il ritorno nelle scuole (per ora): forse nel 2020.
Articolo della redazione su open.online del 19 agosto 2019 - Stop all’educazione civica: rimandata a settembre 2020. Le scuole non erano pronte.
Articolo della redazione su open.online del 12 settembre 2019. - Uno spiraglio di speranza post di Anna D’Auria sul sito del Movimento di Cooperazione Educativa