I giorni scorsi , in un contesto totalmente diverso dal mondo della scuola, mi è successa una cosa che mi ha costretto a riflettere sul senso della valutazione.
Ho portato la macchina a fare manutenzione e mi ha colpito il post-it che la concessionaria ha predisposto per chiedere una valutazione al cliente.
Lo confesso. Io, forse ingenuamente, mi aspetto ancora che la valutazione da parte del cliente sia uno strumento per il miglioramento aziendale. Mi aspetto che sia un modo per far emergere le criticità (quelle che chi è dentro l’azienda non vede), affrontarle e risolverle per offrire un servizio sempre migliore.
Ma se guardo bene il post-it non è questo il senso. La valutazione serve solo a far vedere ad altri potenziali clienti (o alla casa madre) quanto siamo bravi.
Non è molto distante dai problemi che si vivono a scuola, dove la valutazione, da processo che aiuta il costante miglioramento degli alunni (ti indico dove sei e che problemi hai perché tu possa continuare a crescere), si è appiattita su un voto da portare a casa, niente di più di una etichetta senza molto senso. Etichetta utile solo a fare dei raffronti per stabilire “chi è più bravo” (sempre che questo abbia un senso).