Negli ultimi anni sono diventate di moda sul web rivisitazioni e parodie del manifesto Keep Calm and Carry On prodotto – e praticamente mai usato – dal governo britannico agli albori della seconda guerra mondiale.
Leggendo le ultime notizie l’impressione è che il nostro vero problema non sia tanto il virus in sè (seppure non sia una passeggiata) quanto il nostro comportamento in questo frangente.
Forse perché tutti noi, troppo spesso, vuoi perché presi dai mille impegni e dalla fretta, per gestire il sovraccarico cognitivo, tendiamo a “spegnere il cervello” e prendere le decisioni per forza di inerzia (“ho sempre fatto così” oppure “tanto tutti fanno così”) o “di pancia” seguendo l’istinto del momento.
La situazione di questi giorni chiede, soprattutto a chi ha un ruolo educativo (primi fra tutti insegnanti e genitori), per prima cosa di continuare a tenere il cervello “acceso”, di pensare prima di fare. Solo così potremo tentare di educare – con l’esempio più che con le parole – i ragazzi a un corretto modo di vivere civile. Magari con la conseguenza di fare meno ma sicuramente con la coscienza di aver cercato di farlo bene.
Poi magari si sbaglierà ugualmente ma, secondo me, andando a caso si sbaglia sempre, anche quando si azzecca la soluzione (perché è una questione di pura fortuna). Ricordate il vecchio adagio secondo cui “anche un orologio guasto segna l’ora corretta due volte al giorno”? Ecco, il rischio di non tenere il cervello acceso è quello di doversi affidare alla sorte.
Diversi commentatori in questi giorni ci hanno ricordato che la crisi è anche una occasione per imparare qualcosa. Ecco, visto che i disagi non possiamo scansarli, almeno cerchiamo di fare tesoro il più possibile da questa situazione. Il rischio peggiore è che una volta passata la crisi (si spera presto) si ritorni alla solita routine di prima. Dobbiamo imparare a ridarci dei ritmi umani e a fare le cose con un senso.
Per esempio proviamo a pensare a cosa serve veramente ai bambini e ai ragazzi in questo momento. Noi adulti ci stiamo chiedendo – lo sentiamo tutte le sere al telegiornale – come far coesistere le necessità legate alla salute e quelle delle economia e quale delle due deve estere la priorità – perché è illusorio pensare che siano a pari livello. In maniera simile dovremmo cercare, per i bambini e i ragazzi di trovare un equilibrio tra le necessità didattiche e quelle di una sana routine. È giusto cercare di non far perdere l’anno –o ridurre le lacune – ma prima di tutto viene la salute mentale dei ragazzi. Se per cercare di salvare la didattica li “seppelliamo” di videolezioni e di compiti il rischio è che ne vada della salute mentale del ragazzo (magari già teso e preoccupato di suo) in favore di un processo didattico che si dimostrerà fragile. E la fragilità non è data da noi – e dalle nostre capacita didattiche – ma dal fatto che in una situazione di criticità è difficile concentrarsi e consolidare degli apprendimenti (non siamo delle macchine, chiunque di noi quando è stanco, stressato e preoccupato per qualcosa non riesce a concentrarsi al meglio delle sue possibilità… figuriamoci un bambino o un ragazzo).
Penso anche alle scuole dell’infanzia che – spinte da lodevoli intenzioni – stanno impazzendo a creare video delle maestre da far vedere ai bambini a casa. Ma siamo sicuri che sia la cosa migliore per questi bambini? Nel momento in cui dobbiamo – per forza di cose – costringerli a una nuova routine che non prevede la presenza e l’interazione con la maestra, continuare a fargliela vedere in video temo che porti il bambino a desiderare di andare a scuola e – non potendo assecondare questo suo desiderio – finiremo col creare in lui frustrazione che si aggiunge alla situazione già critica.
In fondo dovremmo renderci conto che in questo momento TUTTI gli alunni sono da considerare BES (cioè ragazzi con Bisogni Educativi Speciali) e regolarci di conseguenza.
Se vuoi su questo sito trovi alcune idee e spunti per proporre compiti di realtà fattibili a casa in questa situazione di emergenza. Si tratta di attività interessanti e utili dal punto di vista della didattica per competenze.