Qualche giorno fa, discutendo di pedagogia e didattica a distanza nella scuola dell’infanzia, la coordinatrice della scuola Cantoni di Castellanza faceva riferimento alla canzone Ci vuole un fiore. Facendo delle ricerche su Gianni Rodari ero finito per caso, giorni prima, proprio sulla pagina dedicata a questa canzone nel sito omaggio a Sergio Endrigo. Quando la stessa canzone ti “compare” davanti due volte in pochi giorni cominci a prestarle un po’ di attenzione.
In particolare la frase che introduce la canzone
Le cose di ogni giorno raccontano segreti
da Ci vuole un fiore Testo Gianni Rodari, Musica Sergio Endrigo / Luis Bacalov
A chi le sa guardare ed ascoltare
dovrebbe accompagnare sempre il lavoro di un insegnante perché in fondo il senso della scuola è proprio questo: le singole discipline ci offrono strumenti e tecniche per guardare ed ascoltare attentamente la realtà di ogni giorno e scoprire i segreti che vi si nascondono. La scuola non dovrebbe essere “altro” dalla vita, ma un lavoro di riflessione e studio su tutto quello che è vita reale: come funziona il mio corpo, un fiore che vedo sbocciare, il modo migliore per raccontare agli altri quello che ho visto e scoperto…
Forse ancora di più in questi giorni, in cui agli insegnanti è chiesto di seguire i ragazzi a distanza, riascoltare questa canzone può essere utile. I ragazzi sono – come noi adulti – bloccati a casa, ma questo non deve essere solo un limite, può diventare una occasione se sappiamo offrire loro uno sguardo nuovo sul mondo che li circonda, se sappiamo aiutarli a far nascere domande e curiosità sulle “cose di ogni giorno” per andare alla scoperta – come singoli e come classe – di nuovi segreti.
In fondo non siamo lontani da come Freinet descriveva la novità della scuola attiva:
La scuola tradizionale voleva costringere a bere il cavallo che non ha sete. Noi provochiamo la sete dei ragazzi. Facciamo splendere il sole, e di colpo tutto è trasformato. Diamo ai ragazzi la possibilità di lavorare e organizziamo tecnicamente questo lavoro.
C. Freinet, Le mie tecniche in C. Freinet, La scuola del fare, edizioni junior, 2002 p.131
Ecco, in questo scampolo di anno scolastico che non finirà come lo avevamo programmato, in cui possiamo permetterci di fare esperimenti, forse l’alternativa al riempire i ragazzi di compiti (così da tenerli impegnati durante le giornate di “segregazione” forzata) è proprio questa: provocare la loro sete, stimolarli a guardare il mondo con occhi curiosi e inseguire con loro le domande che nascono, accompagnandoli e qualche volta studiando con loro per cercare insieme una risposta (o un modo nuovo di rispondere).
Immagine di copertina di Mylene2401 da Pixabay