Pensa bene a cosa scrivi nel PTOF


Spesso chi lavora nella scuola tende a vivere il PTOF (Piano Triennale dell’Offerta Formativa) più come una pratica burocratica che come un elemento della progettazione pedagogico-didattica.
Una recente notizia ci riporta alla realtà.

Bari, bocciato al liceo e riammesso dal Tar: «I genitori non sapevano che andasse male a scuola»

Non ci interessa tanto il fatto che il ragazzo sia stato riammesso, ci interessa il metodo che i giudici hanno usato per valutare: sono andati a leggersi il Piano dell’Offerta Formativa della scuola. Quello che probabilmente avrebbe fatto ogni persona di buon senso: verificare su un documento ufficiale cosa dichiara di voler fare la scuola con i ragazzi in difficoltà.

Purtroppo qualche volta ci si lascia prendere la mano e il PTOF diventa la carta delle buone intenzioni. Ma se il PTOF dichiara che «periodicamente le famiglie dello stato del processo di crescita degli allievi e, quindi, anche del loro rendimento scolastico e comportamento» e che «forme di collaborazione più diretta vengono attivate nel caso di alunni in difficoltà» non c’è scampo. La gente si aspetta – lecitamente – quello che viene promesso…